Frassineto Po, 27 giugno 1998
Presentazione araldica del prof. Luigia Borgia sovraintendente archivistico per la Regione Toscana


Descrizione araldica dello stemma
Partito: nel 1° interzato in fascia: nel primo d’azzurro al cavallo passante d’oro brigliato e sellato di rosso (Cavaglià); nel secondo di rosso all’aquila bicipite spiegata e coronata d’oro (Paleologo); nel terzo fasciato
d’oro e di nero (Gonzaga). Nel 2° d’argento al fiume al naturale d’azzurro caricato da 3 mole d’argento poste fascia, accompagnato nel canton sinistro da 3 spighe di grano e nel cantone destro della punta da 3
frassini poggianti su di una campagna di rosso, caricata da una scimitarra manicata e rovesciata d’argento; al capo di rosso a Sant’Ambrogio d’argento.
Motivi per cui sono stati scelti questi simboli
Nello stemma vengono indicate òe due storie di Frassineto Po: a sinistra la storia politica e a destra la storia del “cuore”. A sinistra sono indicati i simboli araldici delle 3 famiglie che più di ogni altra nei secoli passati hanno condizionato le vicende politiche del Paese, ovvero: in alto è indicato lo stemma dei Cavaglià che hanno retto le sorti nel periodo medievale e che nel nostro Paese hanno dato vita a ben 5 ceppi (va ricordato che non si conosce lo stemma adottato nel periodo che gestirono il potere politico in Frassineto, ma si è voluto indicare quello che era
probabile, in quanto è il capo di quello usato poi nel XV secolo); nel centro a ricordo del loro dominio, è indicato lo stemma usato dai Paleologi di Monferrato, non come Marchesi di Monferrato (che era diverso); in fondo è posto infine lo stemma originale dei Gonzaga, che è solo una parte di quello usato come Marchesi e poi Duchi di Monferrato, anche per ricordare altri membri della famiglia che legarono il loro nome alle vicende di Frassineto. Si fa presente che i 3 stemmi indicati hanno qui lo scopo di rammentare graficamente la famiglia che li utilizzava e
sono privi di tutti quei contenuti di sovranità o nobiltà, perché veramente idicoli ai nostri tempi; e per il rispetto all’illuminato pensiero politico e sociale dei nostri padri, che più volte nel corso della storia sposarono idee progressiste (vedi la partecipazione alla congiura Cappello ed alla Rivoluzione francese, o la nascita delle Cooperative agricole e operaie edelle Società di Mutuo Soccorso). Sulla parte destra dello stemma, invece, che rievoca la storia del “cuore”, vengono indicati i simboli cari alla
comunità frassinetese (che rimase-salvo brevi infeudazioni- libera), ovvero il grande fiume Po che da anche il nome al paese, indicato al naturale per ricordare le caratteristiche di pericolosità (anche se oggi è fonte di gioie,
nel passato il grande fiume fu causa di grandi dolori per le nostre famiglie, divorando terre e inghiottendo esseri umani). Sul Po sono indicate tre mole (macine da mulino) a memoria degli antichi mulini che rendevono
caratteristica Frassineto. Il fiume è poi accompagnato da un mazzo di 3 spighe di grano, per ricordare che Frassineto fu sempre ed è ancora zona di produzione agricola e che i suoi abitanti hanno coltivato le terre come
fonte primaria di sostentamento; mentre in basso (nel cantone destro della punta in araldica) i tre frassini indicano proprio il bosco di frassini che posto sulle rive del Po diede nome al nostro Paese. Logicamente non poteva mancare anche la leggenda che secondo un narratore locale non del passato vuole giustificare il colore scuro della carnagione di qualche abitante sostenendo che a Frassineto fosse il luogo dove i Saraceni vennero fermati nella loro espansione. Per questa ragione, non essendoci uno stemma collegato ai Saraceni (in Monferrato) sono stati raffigurati i 3 frassini poggianti su di una campagna che per il sangue versato è stata indicata con il rosso e con la scimitarra posta nel sens contrario per significare la disfatta. Nel capo è stato raffigurato Sant’Ambrogio così come compare nel sigillo conservato nella Parrocchia del Paese a
ricordo dei tanti secoli di legame con la Diocesi ambrosiana che hanno lascito traccia di quel periodo nei tanti nomi Ambrogio e Carlo ricorrenti tra i frassinetesi. Nello stemma del “cuore” sono stati mantenuti i “colori d’argento al capo di rosso” che erano i colori dello Stato di
Monferrato. Non sono stati volutamente indicati gli emblemi aleramici, viscontei, della repubblica di Casale (congiura Capello), della rivoluzione francese e del periodo napoleonico, per il loro insignificante rilievo in termini di tempo nella nostra storia locale. Così pure non è stato indicato lo stemma sabaudo perché durante quel governo il Monferrato aveva perso definitivamente la sua connotazione di stato indipendente.

Si ringraziano per la preziosa e competente collaborazione Maria Loredana e Pier Felice degli Uberti